Albedo e Chiardiluna

ALBEDO O CHIARDILUNA – DANIELA DE LORENZO – 13 gennaio 2023/11 marzo 2023

Albedo o chiardiluna racconta, come sottolinea Mirco Marini nel testo in catalogo (collana NoLines, a cura di Rory Cappelli), la delicata relazione tra spazio e tempo attraverso la storia dell’arte, la scultura e il montaggio. Al centro di questa serie fotografica, Daniela De Lorenzo pone l’iconografia di un’opera quattrocentesca quale San Giorgio e la principessa di Paolo Uccello, un’opera dalla rigida struttura prospettica ma permeata di un’atmosfera onirica, dal sapore fiabesco. Le tre figure principali – la principessa, a sinistra, il drago, al centro, e il san Giorgio a cavallo, sulla destra, concatenati dal guinzaglio e dalla lancia, che li legano indissolubilmente – si muovono, come su un palcoscenico, all’interno di quinte teatrali, create dalle diagonali che definiscono la geometria dello spazio e creano la profondità del paesaggio. Una rappresentazione caratterizzata da una dimensione surreale, sospesa, dominata dal riverbero misterioso del cielo, in cui il chiarore della falce di luna si contrappone alla nuvola a spirale che minaccia una tempesta. De Lorenzo si muove all’interno del quadro, taglia, rimonta, sostituisce, fa slittare i piani sottostanti, alterando i personaggi e gli elementi paesaggistici, come in un montaggio cinematografico. Non vuole re-interpretare o quanto meno raccontare, piuttosto si interroga su cosa sta sotto la superficie, cosa ne possa emergere. Così Albedo è la parte più interna dell’agrume, quella bianca e spugnosa che vedi solo se ne togli la buccia ma è anche, in fisica, la luce riflessa da un corpo, rispetto a quella che lo colpisce, come lo è d’altronde, quella che emana la luna. In ognuna delle dodici fotografie, di cui si compone questo progetto, l’artista “evoca un tempo instabile all’interno della narrazione lineare dell’opera di Paolo Uccello”, alza il velo sul visibile e sul rappresentato, ne scompone l’ordine, i campi visivi, ci mette davanti a una lettura diversa, a un’altra percezione, ne illumina le parti nascoste, a dimostrare che il reale, o quello che crediamo tale, non è mai uguale.