cavallo

APOCALISSE Sophie Dickens – 5 aprile / 25 maggio 2024

Sophie Dickens, scultrice britannica, è la protagonista della mostra dal titolo APOCALISSE, un lavoro inedito che coinvolge tutto lo spazio della galleria e che riflette il clima attuale che stiamo vivendo, situazioni oscure e drammatiche legate alle guerre e ai conflitti, che incombono in questo preciso momento storico.

Il termine Apocalisse è comunemente riferito all’Apocalisse di San Giovanni apostolo o Libro della Rivelazione, nel Nuovo Testamento, scritto durante il suo esilio sull’isola di Patmos, ed è generalmente interpretato come la profezia della “fine del mondo” o meglio come “rivelazione degli eventi della fine dei tempi”. Le figure, i simboli, gli elementi misteriosi e fantastici di questa visionaria narrazione hanno suscitato un grande fascino nei secoli, ispirando tanta letteratura e tante rappresentazioni dell’arte sacra: Cimabue, Giotto, Signorelli, i fratelli Van Eyck, Dürer, Rubens, El Greco, tra gli altri, si sono cimentati con questi temi.

Sophie Dickens, nel solco di questa linea, ha studiato e approfondito la serie delle quindici xilografie di Albrecht Dürer (1496-1498) e in questa mostra si concentra sui quattro sigilli, raccontati nel sesto libro, che dischiusi danno vita ai quattro cavalieri dell’Apocalisse, su altrettanti cavalli, uno bianco, uno rosso, uno nero e uno verdastro a simboleggiare: guerra, morte, carestia e pestilenza. Al centro dello spazio, l’artista ha collocato il grande cavaliere con il suo cavallo rosso fuoco, che brandisce la spada. Il cavallo ha le zampe sollevate, ti sembra di sentirlo nitrire e partire al galoppo. Guerra. Grande cavaliere apocalittico è una scultura di due metri, realizzata con tavole di recupero di larice, castagno e pino, unite a colla resinosa, inchiostro e pigmento rosso terra di Siena.

Le sculture di Sophie hanno tutte un tratto distintivo. Costruisce armature con barre di metallo, come fossero degli scheletri, su cui poi applica pezzi di materiale appositamente lavorato. I suoi soggetti riflettono un primitivismo moderno, sono immagini fantastiche che fanno riferimento alla natura, alla mitologia, all’iconografia classica, a cui è arrivata grazie alla Storia dell’Arte, attraverso l’osservazione di artisti come Michelangelo o Tiziano. Crea movimenti fatti di ossa, muscoli e tendini che ricordano gli studi del fotografo Eadweard Muybridge che, come racconta, l’hanno influenzata nel suo percorso.

Accanto al Cavaliere Rosso, in esposizione, ci sono altre piccole sculture, che raffigurano tutti e quattro i cavalieri e disegni a china su carta, studi preparatori così come nella pratica dei grandi maestri del Rinascimento. Sono opere in cui si percepisce l’eco dei cavalli delle grandi battaglie, come quella di San Romano dipinta da Paolo Uccello.

Come spiega l’artista per la scelta di questo tema: “volevo che la mia Apocalisse riflettesse la paura e l’impotenza che provo nei confronti dell’Ucraina, di Gaza, delle democrazie in via di estinzione e dello spettro del totalitarismo.  I cavalieri dell’Apocalisse sotto questo aspetto non rappresentano più bestie vendicative. Rappresentano la corsa verso la nostra perdita di libertà, e sono responsabili del caos che accompagnerà quella perdita.” Come sottolinea Rory Cappelli “la riflessione è sulla violenza, sulla guerra, sui conflitti, sulla mancanza di speranza. Eppure non è questo, la mancanza di speranza, che quei cavalli librati in cielo regalano a chi li osserva.”  In greco Apocalisse vuol dire “rivelazione” e come sostiene lo studioso Paul Beauchamp, uno dei più importanti biblisti, il messaggio più profondo di questi testi è legato al cambiamento, ci sono tempi che richiedono un cambiamento di rotta, la fine di una storia e l’inizio di un’altra, “la letteratura apocalittica nasce per aiutare a sopportare l’insopportabile“. Nasce per dare speranza, per raccontare che il male sarà, alla fine, sconfitto. Ed è proprio questo, in fondo, il messaggio che Sophie Dickens ci vuole lasciare.